Un lupo diverso dal solito, che inizialmente si accontenta delle briciole in silenzio, strisciando quasi per terra come farebbe una biscia, e che poi con l’arrivo della luna piena prende coscienza di sé e diventa mannaro. È quello narrato in Dupu (“lupo”, appunto, nel dialetto di Tito), il primo singolo estratto dall’album d’esordio “Fess’a chi muor” della cantautrice lucana Chiara D’Auria, disponibile da ieri su tutti i digital store (puoi ascoltarlo anche su Youtube).
Animale guida, fiero, cosciente, pronto a guardare il mondo a testa alta, ululando alla luna, il lupo per la cantautrice di Tito cresciuta sotto l’estro di Mogol-Alfredo Rapetti e Giuseppe Anastasi rappresenta un animale selvatico dall’altissimo senso di lealtà e di forza, mosso da un ardore atavico. Metafora del popolo lucano.
“Il lupo ha rappresentato l’animale totem per alcune popolazioni italiche, tra cui i lucani – ha raccontato -. E, proprio come un lupo, il lucano si muove nel mondo: agile, forte e indipendente. E anche quando non si presenta come un abile predatore ma, al contrario, si accontenta delle briciole del padrone, il lucano ha una specie di fuoco dentro. Si tratta – ha spiegato – di quel fuoco che accomuna tutto il branco, stanco di sentirsi dire che ad averlo condannato sia stata la stessa storia. Ogni lupo – ha concluso – ha un ululato unico e irripetibile: quello di un lucano è l’ululato di un lupo che si sveglia da un lungo letargo di oppressione ed esclusione”.
Il Dupu lucano di Chiara D’Auria
Così in Dupu di Chiara D’Auria il lucano, proprio come il lupo, diventa mannaro, a simboleggiare le lotte e la resistenza di un popolo che non si lascia abbindolare da chi vuole renderlo schiavo. L’album infatti, che vedrà la luce nel corso del 2023, narra proprio dell’animo dannato lucano, stanco di non avere voce. Un disco colto, ragionato, interamente scritto dalla cantautrice, musica e testi, a metà strada tra nuova tradizione lucana e cantautorato, pensato nel dialetto, che diventa melodioso e musicale, di Tito. Del resto se il dialetto è la lingua dell’anima, la cantautrice lucana specializzata al CET con il maestro Mogol in campo autoriale, non poteva scegliere altra lingua per il suo disco d’esordio, e per questa dedica alla sua terra.
Il progetto ha preso forma con l’etichetta Liburia Records, specializzata in musica sperimentale e di ricerca: il genere è quello della World Music, con una peculiarità data dalla contaminazione tra ricerca, radici e tradizioni musicali. Non c’è, però, rilettura della tradizione. L’artista lucana è infatti fautrice del concetto di evoluzione, possibile da ottenere soltanto attraverso nuovi linguaggi. Dieci tracce, per altrettante creature e storie concatenate tra loro – dalla zitella che mai nessuno è riuscito ad acchiappare, raffigurata come un uccello di bosco, al beccamorto, tratteggiato come un gatto nero che porta sfortuna, fino ad arrivare alla cleptomane, all’ubriacone, al prete blasfemo -, in un vero e proprio concept album che, sul filo del terremoto e della dannazione, parla della Lucania e della lucanità.
Fess’a chi muor, un album dedicato alla Lucania e alla lucanità
“Fess’a chi muor” è un album in cui, come in un film neorealista, i protagonisti sono le persone comuni, una serie di personaggi lucani senza storia e che nella storia non hanno mai trovato spazio. Stanchi, però, di non avere voce. E allora è il fuoco che ogni lucano si porta dentro ad ispirare e a far nascere l’esigenza di questo disco, il desiderio ardente insito nell’animo di tutti i lucani di raccontarsi, di non disperdersi, perché – come spiega l’autrice – “solo restando uniti e ululando insieme, nella nostra lingua, possiamo sopravvivere in questo mondo, mentre la terra trema”.
Sì, una terra che trema, così Chiara D’Auria descrive la Basilicata, e in “Fess’a chi muor” le creature protagoniste ballano tra le macerie. Terra sismica, certo; ma anche allegoria della precarietà che purtroppo la contraddistingue. “Una terra dalla quale prima o poi si fugge per necessità, senza sapere se si farà ritorno – ha spiegato -, e in cui chi vi abita ha due scelte: può lasciarsi morire o tremare con lei, danzando tra le macerie”.